Roma, 7 marzo – “Il Decreto PNRR n. 19 del 2 marzo 2024, pubblicato in Gazzetta ufficiale, conferma i nostri timori su definanziamento e rimodulazione degli investimenti ferroviari al Sud per 787 milioni di euro, materiale rotabile ferroviario, upgrade tecnologico rete e la cancellazione del limite del 2026 per la realizzazione degli investimenti”. È quanto dichiarano il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo e il segretario generale della Filt Cgil Stefano Malorgio.
“Le linee ferroviarie regionali – spiegano - vengono de finanziate per 250 e 160 milioni di euro nel 2024 e 2025, ma rifinanziate in pari misura nel 2027 e 2028. Stesso discorso per i fondi destinati al Cold Ironing, con i 90 e 80 milioni di euro decurtati dalle previsioni per 2024 e 2025 che torneranno fra tre e quattro anni, e per quelli (5+5 milioni) per ultimo e penultimo miglio ferroviario o stradale”.
Per Gesmundo e Malorgio “in un gioco di matrioske e rimandi a norme e articoli, il Governo porta avanti un progetto di ricalibrazione temporale e di risorse del Paese e per il Paese basato in sostanza sul fatto che all’entrata in vigore del decreto siano state o meno ‘assunte obbligazioni giuridicamente vincolanti’, di alcuni interventi finanziati dal Pnc e il definanziamento o il rifinanziamento di altri senza alcun coinvolgimento delle parti sociali”.
“Tutto questo – aggiungono i dirigenti sindacali - mentre si azzerano le risorse del fondo di perequazione infrastrutturale che costituisce la premessa per il riequilibrio tra le diverse aree geografiche del Paese. Il Mezzogiorno – concludono – continua a pagare il prezzo più alto in termini di desertificazione industriale, produttiva, sociale e demografica”.