Roma 28 luglio - “Le istituzioni nazionali e locali e le organizzazioni datoriali devono farsi carico di promuovere e diffondere la legalità negli appalti, applicando quanto prevedono la legislazione e i protocolli siglati tra tutti i soggetti istituzionali e le associazioni datoriali”. Lo sostengono il segretario generale della Filt Cgil Alessandro Rocchi e la segretaria nazionale della Filt Giulia Guida in merito ai temi del convegno 'Appalti e legalità nel distretto modenese della macellazione e lavorazione carni', spiegando che “l’iniziativa promossa oggi dalla Cgil Emilia Romagna insieme alla Cgil di Modena e alle categorie provinciali e regionali della Flai e della Filt coinvolgendo le istituzioni, vuole rappresentare un punto fermo per la legalità negli appalti alle cooperative nel settore del facchinaggio e della logistica”.
“Insieme alle organizzazioni sindacali locali - sostengono i due dirigenti nazionali della Filt - rivendichiamo la regolarità degli appalti e quanto sottoscritto in Emilia Romagna nel patto per il lavoro, la legge regionale sugli appalti, a partire dall’applicazione della clausola sociale per la continuità dell’occupazione in caso di cambio di appalto”.
“Nell’distretto modenese delle carni di Castelnuovo Rangone - ricordano congiuntamente Rocchi e Guida - le aziende sempre più hanno dato in appalto a cooperative importanti fasi della macellazione e della lavorazione con il risultato di anni di denunce e rivendicazioni per i diritti degli stessi lavoratori a cui non è stato applicato il contratto nazionale Logistica, Trasporto Merci e Spedizione con la conseguenza di essere costretti a turni di lavoro massacranti oppure a chiamata in maniera discontinua, a volte con un avviso via sms sui propri cellulari”.
“Inoltre - proseguono i due dirigenti nazionali - abbiamo sempre più spesso testimonianze di cambi di nomi da parte delle cooperative e di spostamenti di attività da parte dei committenti presso aziende meno sindacalizzate dove è più complicato intervenire ed anche di espulsioni e sospensioni senza salario dei lavoratori non graditi a causa dell’appartenenza sindacale e per aver rivendicato i propri diritti. In questo quadro la vicende della Castelfrigo dell’inverno scorso, dove, dopo una durissima vertenza, sono stati riconosciuti l’applicazione del Ccnl e la clausola sociale è diventata - sostengono infine Rocchi e Guida - simbolo dell'unità di tutti i lavoratori, muovendo altre vertenze di altre aziende committenti e coinvolgendo alcune centinaia di lavoratori”.